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Jimmy della Collina

Jimmy della Collina

Jimmy della Collina

 

 

regia: Enrico Pau; sceneggiatura: Antonia Iaccarino e Enrico Pau, tratto dall’omonimo romanzo di Massimo Carlotto; fotografia: Gian Enrico Bianchi; montaggio: Johannes Hiroshi Nakajima; scenografia: Marianna Sciveres; musica: Sikitikis; interpreti: Nicola Adamo (Jimmy), Valentina Carnelutti (Claudia) Francesco Origo (Don Ettore), Giovanni Carroni (padre di Jimmy), Federico Carta (Simone); produzione: Guido Servino e Giuseppe Corso per X Film / Fondazione OPE; distribuzione: Aranciafilm; durata: 90’; origine: Italia, 2006.

 

Jimmy vive con la famiglia in una città industriale della Sardegna, circondata dalle ciminiere di una raffineria pertrolchimica. La vita scorre apparentemente senza slanci emotivi e prospettive, scarsa comunicazione con la famiglia operaia, scarse motivazioni al dialogo col padre e col fratello. Jimmy vuole una vita diversa a costo di abbandonare la famiglia, gli amici, la ragazza, a costo dell’illegalità. Dopo una rapina organizzata e finita male gli si aprono le porte del carcere minorile, che lo inghiottono in un abisso di angoscia e violenza. Ma Jimmy ha già pronto un altro piano: un centro di recupero chiamato la Collina, dove Jimmy conosce don Ettore e soprattutto Claudia, ma il loro affetto, disponibilità o amore non basteranno a tenere il ragazzo lontano dai guai.  Un film nero, buio, pieno di foschia. Non lascia molte speranze la vita di Jimmy, non si vede la luce in fondo alla sua storia fatta di bassi slanci, di sopravvivenza di un ultimo tra gli ultimi. Anche il cancello aperto della comunità di recupero “La Collina” non è sufficiente a Jimmy per sentirsi libero. Per lui libertà significa qualcos’altro, significa differenziarsi rispetto alla famiglia, differenziarsi dalla vita del padre, del fratello, di Claudia, differenziarsi anche dalla vita dei piccoli criminali di provincia. Per Jimmy la libertà è abbandonare i panorami invasi dalle ciminiere, i fumi neri, abbandonare la lotta per sentirsi il più forte ed essere se stesso. Per Jimmy la libertà è il Messico. Una libertà che non troverà mai, perché Jimmy non è adatto per la malavita e non è adatto a vivere i propri sogni, è inquieto. Tra ferire ed essere ferito preferisce sempre ferire, e lo fa con la fidanzata, con la famiglia, con Claudia e con chiunque abbia creduto in lui. Per questo il film è cupo, inquietante e senza via d’uscita, perché mette in mostra un personaggio negativo, un protagonista intimamente cattivo ed egoista per cui si in alcuni casi si parteggia in altri si prova compassione. Ottimo film di Enrico Pau, il suo secondo lungometraggio tratto da un romanzo di Massimo Carlotto, capace di descrivere una Sardegna industriale ma scarna di prospettive. Nel complesso la parte migliore del film è proprio la regia, cauta, che segue la storia senza strafare ma costruendo atmosfere perfette, spesso da noir, creando una tensione fisica ed emotiva che nel finale resta, volutamente, inespressa, imprigionata dentro allo spettatore ed a Jimmy che anziché riscatto troverà soltanto autodistruzione.

 

 

 
 
 
Enrico Pau
 
Nato a Cagliari nel 1956 dove insegna italiano nelle scuole superiori. E’ stato attore di teatro e regista di spettacoli e operine musicali come il “Brutto Anattroccolo” musicato. Da molto tempo collabora inoltre come critico teatrale per la pagina culturale de “La Nuova Sardegna”. Nel 1996 il suo cortometraggio d’esordio “La Volpe e L’Ape” vince a Bologna e Siena e va in concorso ad Angers e Clermont Ferrand. Nel 2001 fa il suo esordio nel lungometraggio con “Pesi Leggeri” che partecipa ai festival di Montpellier, Bellaria, Viareggio e a “Bimbi Belli”, la rassegna di Nanni Moretti, oltre ad avere una unga programmazione su Tele + e Sky.
 
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