"Vi chiedo scusa per non poter essere con voi stasera, come annunciato, ma l’influenza mi costringe a letto.
La mia assenza, però, va intesa come un fatto assolutamente positivo nel caso in cui vi siano piaciuti i miei film, per il semplice luogo comune, ma vero come tanti luoghi comuni, che l’autore di un bel film o di un bel libro finisce sempre per essere deludente rispetto al suo lavoro.
In un film si riversa tecnica, impegno, dedizione, emozioni, ragionamenti e, soprattutto, intuizioni.
Proprio perché queste cose cerco di metterle nei film, c’è da aspettarsi che poi, dal vivo, io non sia assolutamente in grado di riprodurle.
I film sono lavori compiuti e io non ho molto da dire sui miei film, al di là di quello che si vede; cosicché si finisce, negli incontri pubblici, di sovente, per fare pettegolezzo.
Beninteso, anche il pettegolezzo è una forma suprema di conoscenza. Dunque, non va svilita, ma alimentata. Ma è comunque una forma di comunicazione minore rispetto all’impatto emozionale che può procurare un film. Io spero che i miei film vi abbiano procurato questo impatto.
So che avrei dovuto incontrare dei giovani registi e il fatto che questo incontro non avvenga è per me fonte di rammarico. Ma spero che in un futuro immediato questo incontro possa avere luogo.
Mi piace sempre incontrare i giovani registi. Perché vedo nei loro occhi quell’entusiasmo speranzoso che avevo anche io alcuni anni fa.
Dal basso dei miei quattro film e soprattutto in virtù dei primi acciacchi colgo l’occasione, spudoratamente, per dare qualche consiglio ai giovani registi che sono in sala e, soprattutto, ai loro genitori che stanno morendo dalla paura al pensiero che un loro figlio voglia intraprendere una carriera così precaria.
Ai genitori dico: fate bene ad avere paura. La maggior parte di quelli che ci provano non riescono.
Ma questo non vi consente di frenare i loro entusiasmi. Perché se poi ce la fanno, bè, allora si che si apre un mondo divertente, anche per voi genitori.
E, in questi tempi di crisi è bene dirlo, un mondo anche molto remunerativo.
Affinché gli aspiranti registi o giovani registi, divengano registi o registi affermati nel maggior numero possibile, ecco i miei consigli:
1. Abbiate pazienza. Il cinema si fa con la pazienza.
2. Siate ossessivi. Il cinema si fa con l’ossessione.
3. Guardate soprattutto i brutti film. S’impara là. S’impara a fare cinema quando si conosce perfettamente cosa non va fatto.
4. Leggete i bei libri. Meno copie hanno venduto, più sono belli. (questa è una piccola incursione snob dalla quale non riesco ad esimermi).
5. I convincimenti profondi che si hanno a vent’anni, tra dieci anni saranno meno profondi. Se ne prendete coscienza adesso che avete vent’anni eviterete tante inutili perdite di tempo.
6. Ad ogni sconfitta, incanalate la frustrazione che ne deriva nel prossimo progetto. Così questo sarà migliore del precedente.
7. Non date retta a quelli che dicono che servono le conoscenze o che bisogna essere figli d’arte. (Sì, è vero, i figli d’arte fanno i film, ma sono brutti e presto ci dimenticheremo di loro).
8. Andate a vedere i film dei figli d’arte per assolvere al punto 3. Meglio aspettarli quando arriveranno su Sky. (naturalmente posso permettermi di parlare così perché sono figlio di un impiegato di banca e di una casalinga).
9. Ascoltate tutta la musica possibile. È un’arte che sta sempre un po’ più avanti delle altre e non si può fare senza conoscenze tecniche. Come il cinema.
10. Questo è il più importante di tutti. Siate umili e con grande umiltà non smettete mai di essere curiosi del prossimo. Il vostro cinema c’è già. Sta nelle persone che incontrerete e che vi sorprenderanno. E vi sorprenderanno con piccole cose. Con gesti insensati. Se saprete riconoscere quelle piccole cose e quei gesti insensati, siete già diventati dei bravi registi.
Grazie a tutti,
Paolo Sorrentino"