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Visionaria, un viaggio iniziato alla fine degli anni Ottanta. Intervista con Mauro Tozzi

Visionaria, un viaggio iniziato alla fine degli anni Ottanta. Intervista con Mauro Tozzi

Visionaria, un viaggio iniziato alla fine degli anni Ottanta. Intervista con Mauro Tozzi
Il Corriere di Siena intervista il direttore artistico Mauro Tozzi

Era la fine degli anni 80 e la Circoscrizione 2 di Siena era uno di quei luoghi dove in un clima da avanguardia di periferia, si sperimentavano di nuove forma artistiche e  un nuovo utilizzo degli spazi, per creare eventi originali.  Forse qualcuno ricorda la mostra fotografica internazionale "L'immagine delle donne" nei locali di San Galgano nella Facoltà di Lettere (1987) e le primissime rassegne di cinema muto con musica dal vivo (1989 e 1990).

In quel piacevole clima, nel 1991, nasceva Visionaria, l’associazione culturale che ha dato vita al festival internazionale del cortometraggio recentemente definito da Cineasti Italiani “uno dei festival più quotati in Italia".

“La scusa ufficiale - ci racconta il direttore artistico Mauro Tozzi - fu l'acquisto di un video proiettore Trinitron, ma in realtà molti di noi avevano cominciato a familiarizzare con le grosse telecamere di allora e si stavano sempre più avvicinando al mondo dell'audiovisivo e, timidamente, anche a quello del cinema.

Insieme all'amico e, all'epoca, responsabile cultura Roberto Dini, demmo vita alla prima edizione del festival che ebbe luogo al Centro Civico di S. Miniato l'11 ed il 19 Aprile 1991.

Nel giro di tre anni, il festival crebbe a dismisura, sia come concorrenti che come pubblico, tanto che si tenne in spazi sempre più ampi come il teatro parrocchiale di Vico Alto e, in un locale molto in voga in quegli anni, il Village Voice. Ci sentivamo dei pionieri. Per anni, i festival video furono ritenuti di serie B rispetto a quelli del corto in pellicola".

 

Natascia Maesi: Immagino ci siano stati anche momenti di crisi per Visionaria...

Mauro Tozzi: Più di uno, in realtà. Nel 1994 nonostante la nostra popolarità, l’aumento di opere iscritte in concorso il pubblico che ci seguiva numeroso, cominciavano a scarseggiare i finanziamenti. Sebbene a quella edizione prendessero parte, come giurati, l’allora neo assessore alla cultura Omar Calabrese ed il giornalista Marco Hagge, nel 1995 il festival non ebbe luogo, ma fu proprio grazie a Omar Calabrese che qui mi piace ricordare e ringraziare, che a partire dal 1996 Visionaria riaprì i battenti e nel 1997 approdò al Santa Maria della Scala.


N. M.: Inizia da qui il periodo durante il quale avete sperimentato di tutto...

M. T.: Spingevamo la nostra curiosità sempre più in là, realizzando rassegne dedicate alla poesia visiva, alla computer animazione, alla musica dal vivo, all'arte contemporanea e perfino alla letteratura, ospitando una conferenza, ed una tre giorni senese, del Premio Nobel Josè Saramago (1999) che regalò in esclusiva a Visionaria un saggio pubblicato nel catalogo dell'anno successivo,dal titolo "Il diritto e le campane".

N. M.: Se non sbaglio proprio con Saramago inizia il percorso "internaziomale" che porterà Visionara a fare gemellaggi e scambi con altri importanti festival del mondo: Sydney, Rosario, Lille, Brno, Atene, Isole Baleari e molti altri...

M. T.: Esatto e nel 2002 a Siena organizzammo un grande Meeting dei festival europei al Santa Maria della Scala, e qualche anno prima già nel 1998 alla Corte dei Miracoli, avevamo dato vita alla Mediateca del Cortometraggio, trasferita poi al Santa Maria della Scala nel 2003 dove ha mutato nome in Mediateca di Siena, aperta con un protocollo d'intesa con il Comune di Siena e e la ex Mediateca Regionale Toscana.

N. M.: Da allora l’interesse per il cinema si è esteso anche al lungometraggio...

M. T.: Oltre ai corti, abbiamo collezionato anche lungometraggi e documentari d'autore. E oggi abbiamo 7.500 lunghi e oltre 10.000 corti, di cui solo 4.000 catalogati. Purtroppo, oggi la Mediateca versa in non buone condizioni. Il locale, che doveva essere provvisorio è diventato nei fatti definitivo, ma si tratta di un locale che non possiede i requisiti per una buona conservazione dei materiali. Inoltre, tutti i materiali audiovisivi sono stati forniti e pagati solo da Visionaria. Siena ha bisogno  di una Casa del Cinema, un luogo deve sia possibile parlare, fare e vedere il cinema a 360°, attraverso rassegne, corsi di formazione, documentazione, conservazione e dove possa veder la luce anche una vera e propria Siena Film Commission sul modello di quella torinese o di quella pugliese.

N. M.: Torniamo per un attimo alla storia del festival. Dal 2001 fu spostato al Teatro dei Rozzi, una cornice indimenticabile.

M. T.: All’epoca potemmo ampliarne l'aspetto spettacolare del festival con ospiti come Caterina Bueno, la Millennium Bug Orchestra, Anna Meacci o i doppiaggi celebri di Riccardo Pangallo. Inoltre, quell'anno Visionaria trasmise in diretta le serate del festival, forse il primo in Italia, utilizzando il sistema ISDN, antesignano dell'ADSL.


N. M.: Nel 2002 ebbe luogo l'edizione forse più ambiziosa di Visionaria...

M. T.: In programma avevamo il workshop di animazione 3D ed uno stage con Giovanni Veronesi, la mostra "Immaginativa" dedicata al piccolo formato 10x10x10 e soprattutto la mostra internazionale, la più grande ed importante mai realizzata in Europa, "Senza obiettivo" sulla fotografia stenopeica. Inoltre concerti, incontri, e proiezioni in vari luoghi: Palazzo pubblico, Santa Maria della Scala, Palazzo delle Papesse, Teatro dei Rozzi. Per questo, nel 2003, tutto sembrava andare nella direzione giusta...

N. M.: E invece?

M. T.: Ci trovammo di fronte ad un "muro di gomma". Con sempre meno risorse l'anno successivo realizzammo "Born into Brothels" un'altra grande mostra, la prima in Europa con le fotografie scattate dai bambini di Calcutta, sotto la direzione di Zana Briski. La particolarità consistette nel fatto che i bambini erano figli delle prostitute di uno dei vari quartieri a luci rosse della città indiana e valse alla Briski, l'anno dopo, il Premio Oscar per il documentario omonimo. Dopo Siena la mostra si trasferì a Lisbona.

N. M.: Nel frattempo avevate stabilito un buon rapporto con la città di Piombino e la vostra sedicesima edizione segnò il distacco da Siena...

M. T.: Piombino è stata negli ultimi anni la nostra casa adottiva. Il 2007 fu proprio l’anno nel quale stabilimmo un nuovo primato, quello di essere il primo festival al mondo a tenere la propria edizione anche in forma virtuale sulla nuova piattaforma di Second Life, un fenomeno in quegli anni di livello mondiale. Nell'edizione successiva fu ripetuta l'esperienza di Second Life dove fu realizzata graficamente l'isola di Visionaria con la forma della Piazza Bovio di Piombino.

N. M.: Nel 2008, invece nasce "Fuori Fuoco" la rassegna dedicata al cinema indipendente italiano e in programma c'è anche la retrospettiva su Paolo Sorrentino...

M. T.: Dal 2008 ad oggi abbiamo ospitato grandissimi registi come Pupi Avati (2010) e Daniele Vicari (2012) con il suo "Diaz", uscito pochissimi giorni prima. Giuseppe Gori Savellini ha ripreso il filo conduttore di "Fuori Fuoco" portandolo nelle piazze della provincia di Siena (2010 - oggi) con i film di Giovanna Taviani, Susanna Nicchiarelli, Claudia Tosi, Valerio Mieli, Andrea Segre, Luca Pastore, Renzo Rossellini, Alice Rohrwacher, Daniele Gaglianone, Francesco Falaschi e molti altri.

N. M.: Il 2011 fu un anno da dimenticare. Il festival non ebbe luogo. Però foste scelti dalla Regione Sardegna per realizzare un festival del documentario ad Ulassai nell'Ogliastra...

M. T.: Proprio così, l’Ulassai Film Fest. Cinque giorni di proiezioni, mostre, incontri e premi, eravamo in contatto con alcuni importanti centri della Sardegna come l'Istituto Superiore Regionale Etnografico, diretto d Paolo Piquereddu, e l'Università di Cagliari, ma soprattutto con persone, associazioni e gruppi che, con molto calore, ci hanno avvicinato alla cultura sarda e alle sue testimonianze.

N. M.: A proposito di incontri, in 20 anni l’esercito dei “visionari” è cresciuto a dismisura...

M. T.: Sì, e voglio ricordare i soci passati e presenti, che ci hanno accompagnato in tutti questi anni, cominciando da Remo Manganelli, scomparso pochi mesi fa, e continuando con Giulia Abbagnale, Anna Maria Arruffoli, Renzo Barbetti, Duccio Barlucchi, Simone Bogi, Renato Cafaro, Alfredo Cavazzoni, Sabina Cesaroni, Roberto Dini, Giuseppe Gori Savellini, Alessandro Grazi, Beppe Gugliotti, Pino Modica, Barbara Mottola, Pasquale Petraglia, Pamela Pifferi, Laura Pozzi, Claudio Santori, Tiziana Tarquini e la collaborazione di Adriano Benocci, Fatima Braga de Matos, Samuele Calosi, Nicola Cecchelli, Cinzia Cozzi, Patrizio Fini, Francesca Lenzi, Simona Pinzuti, Paola Sabia, Marianna Sidoti e Monica Tosoni.

N. M.: Se tu dovessi dire in pochi minuti cosa ha significato per voi Visionaria?

M. T.: Ti direi che Visionaria è stata per tutti un piccolo vaso di germinazioni intelligenti, che ha cercato di offrire allo spettatore stimoli e suggestioni per allargare la propria coscienza. E ci piacerebbe continuare ad essere, nell'ambito del cinema a Siena, degli anticorpi al virus del conformismo e un poco più avanti degli altri, anche solo di un passo, per indicare nuovi possibili orizzonti creativi e nuovi scenari contemporanei della nostra società in rapida trasformazione.

 

Nella foto: Mauro Tozzi con Alessandro Benvenuti, Riccardo Pangallo, Alfredo Cavazzoni.

 
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