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I paesaggi e il confine

I paesaggi e il confine

I paesaggi e il confine
A cento anni dell'entrata dell'Italia nel primo conflitto mondiale abbiamo voluto raccontare quella guerra attraverso lo sguardo e le immagini di quattro grandi autori europei.

Il paesaggio di confine - per come lo immaginiamo noi figli del Novecento - è sempre un paesaggio lacerato o abbandonato di fretta. Un tempo non era così, il Chianti era territorio di confine tra due ricche potenze toscane (Siena e Firenze) e questo gli ha permesso di prosperare ed arrivare a noi oggi come uno dei luoghi più belli e celebrati del mondo. Pur essendo al centro del Chianti storico, a Castelnuovo Berardenga, non è di questo “territorio di confine” che vogliamo parlare, ma del confine conteso un secolo fa. Un confine che si spostava di chilometri in pochi mesi e dove ogni metro conquistato o perduto era disseminato di morte.

 

La Prima Guerra Mondiale, una guerra di trincea, di posizione, ma anche il momento in cui si è formata l’Europa moderna, dove i popoli in guerra si sono conosciuti ed hanno gettato le basi per un futuro unito. I film che portiamo in rassegna e che ci raccontano gli anni della guerra, anche da fronti differenti, sono vere e proprie stelle luminose nell’universo cinematografico: grandi film del passato come La Grande Guerra e Uomini contro, l’ultima fatica poetica e dolorosamente realista di Ermanno Olmi (Torneranno i prati) ed un kolossal francese che come pochi ci mostra l’assurdità della guerra tra realismo e oniricità (Una grande domenica di passioni, del visionario Jeunet).

 

Sulla Grande Guerra, del maestro Monicelli, si parla sempre molto, ma ogni volta la sua visione stupisce per la capacità di gestire i toni della commedia fino alla fine, fino all’epilogo. Un film che non invecchia, una commedia capace di vincere il Leone d’Oro al festival di Venezia ad ex aequo con il grande Rossellini. Uomini contro è poi uno dei film più politici sulla prima guerra mondiale, un atto d’accusa sull’uso del potere e dei rapporti di forza, un grande film con il quale vogliamo ricordare e soprattutto raccontare il lavoro e la continua capacità di innovarsi ed innovare di un grande del nostro cinema scomparso da pochi mesi, Francesco Rosi.

Stessa capacità di rinnovamento e stessa instancabile vitalità che ha oggi Ermanno Olmi con un film che porta la poesia presente in tutto il suo cinema a livelli altissimi, ad una quota che sublima la paura della guerra con la forza della natura e del suo ciclo. Con Torneranno i prati Olmi si avvicina più al cinema di Terrence Malik, che al realismo dei film di guerra fino ad oggi prodotti. Ed infine il gioiello di Jean-Pierre Jeunet, un film prodotto dopo il successo che il regista francese, con la stessa protagonista, aveva ottenuto con “Il favoloso mondo di Amelie” e dove vuole raccontare la storia del proprio paese e dell’intera Europa seguendo il destino di alcuni dei protagonisti. Un inno all’amore contrapposto al fango ed al sangue della Guerra. Il film che ci stupisce per il racconto iniziale dentro alle trincee, con la modalità di far entrare in scena i personaggi come in un graphic novel, o come nei sogni.

 

Questi i film che proponiamo per raccontare quanto sangue, quanto fango quante lacrime, ma anche quante risate, speranza e visionarietà ci siano in una terra di confine.

 

Giuseppe Gori Savellini

 
 
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