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Fuori Frequenza

Fuori Frequenza

Fuori Frequenza
FUORI FREQUENZA.
La sezione di Visionaria a cura di Barbara Mottola dedicata alla scoperta delle nuove esperienze dell'arte e della comunicazione. Tre giorni di proiezioni, incontri e letture direttamente dall'underground dell'arte.
L'edizione 2007 è stata fatta in collaborazione col collettivo Lu_cia.

 

LA VITA QUOTIDIANA AL TEMPO DEL WEB

"Il personale è politico" si diceva nei lontani anni '60. Quanto si auspicavano cambiamenti epocali e si agiva per realizzarli. E tutto era collettivo, tutto doveva essere pubblico e condiviso. Poi dopo le lotte arrivò il "riflusso". La voglia e la necessità, anche storica, di tornare nel personale domestico. Di vedersi in pochi, di rifugiarsi nelle campagne o in paesi lontani. Ma l'idea che il "privato è politico" non è finita. Semmai si è evoluta e ha acquistato sfumature e significati anche più profondi. E' anche nella vita quotidiana che si fa politica. Nella scelta di comprare o meno un prodotto, nella scelta di bere acqua minerale o del rubinetto, di usare l'auto o la bicicletta. Intanto è arrivata nelle case, nello spazio domestico e del lavoro, la tecnologia informatica. La connessione a Internet. Lo spazio privato connesso con altri infiniti spazi privati e pubblici. E questa connessione ha mutato la percezione di cosa è personale e di cosa è pubblico. Anche grazie a questa mutazione i comportamenti quotidiani hanno riacquistato un valore collettivo e quindi politico. La comunicazione è diventata un elemento vitale e distintivo della nostra epoca. E il fatto che sia così "facile" comunicare con persone e luoghi distanti, sia nel tempo che nello spazio, ha dato la possibilità di esprimere comportamenti e stati d'animo in forme nuove. Così oggi è possibile diventare "filmaker" con poca e spesa, tanta autoironia e quasi senza muoversi da casa. Oppure trovare davvero l'anima gemella attraverso una chat. E percepire lo spazio urbano come qualcosa di aperto e immateriale. Crearsi una "second life" tra le maglie della rete. E tutto questo è politico. Per questo il collettivo Lu_cia ha organizzato questa tre giorni di proiezioni e incontri su "la vita quotidiana al tempo del web". Anche in questo caso si potranno vedere immagini e trattare argomenti che i media ufficiali non riescono a mostrare o a descrivere con lo spazio che meritano."

Giacomo Verde

del Collettivo Lu_CIA

 

24 ottobre 2007 - Palazzo Appiani

Smanettoni creativi

 

- proizione di "Geek Geek 1 e 2"

Corto(medio)metraggi goliardico/grotteschi sulla "vita" di due geeks. Nel primo film sperano di guadagnare tramite un sito di vendita di t-shirts online, ma qualcosa andrà storto. Nel secondo Sikkolo soffre per problemi di cuore e c'è un nuovo amico. Ma in un film per geek non può esserci una vera e propria trama, quindi non resta che addentrarvi nei meandri deliranti delle nostre produzioni amatoriali.

Ma molti di voi più che altro si staranno chiedendo cos'è un geek, intanto si pronuncia "ghik", e potremmo definirlo come un nerd che ha la fissa per Star Trek/Star Wars o che ha imparato tanto da McGyver e poco dalle donne.
 
 

- presentazione del libro "Io? Come diventare videoblogger e non morire da spettatore" di Bruno Pellegrini, Luca Sossella editore, 2007

"Lo spettatore è un animale morente", profetizzava Jim Morrison. Già, ma che succede se lo spettatore si evolve in "spett-attore", cioè si ribella a quello che Pier Paolo Pasolini definì come il più autoritario e repressivo dei media (la tv) e si trasforma egli stesso in un medium? Il fondatore di NessunoTV e di TheBlogTV, la prima televisione italiana fatta dagli utenti, in questo manuale di sopravvivenza spiega come non perdere l'occasione del Web 2.0. Bruno Pellegrini ci invita con chiarezza ed entusiasmo a divenire parte attiva degli Individual media (blog, videoblog, citizen journalism), per risvegliarsi dal torpore dell'ipnosi massmediatica e tornare a dire, con consapevolezza, "Io!"."

 

 

25 ottobre 2007 - Palazzo Appiani

Innamorarsi in chat

- proiezione di "E l'amore?/ The perfect fit" di Piergiorgio Gay

“Tutti sogniamo d’incontrare qualcuno che ci faccia volare. Prima o poi incontrerò anche io il mio principe azzurro” Nicole Kidman. Annunci che si possono leggere sui quotidiani, settimanali, riviste femminili dove in poche righe una persona deve fare un riassunto del proprio aspetto fisico, della propria emotività, delle sue richieste: l’anima gemella deve essere non fumatrice, o vegetariana, o amante dello sport e della cultura. Non sempre dietro questi annunci ci sono esistenze sfortunate o grandi problemi psicologogici. Spesso si tratta di professionisti affermati nel loro settore, che anzi, hanno sacrificato troppo per il lavoro e adesso si accorgono di essere soli. Forse si tratta solo di coraggiosi che non si rassegnano. Non sono soddisfatti dell’ambiente in cui vivono, delle amicizie che li circondano, e cercano in uno sconosciuto la possibilità del compagno/a ideale.

 

 

 

26 ottobre 2007 - Palazzo Appiani

Città immateriali

- proiezioni:

 

ACCADEMIA DI BRERA BRERA ACADEMY – MILANO
Stefania Rossi • Periferico Periphereal Under Construction (2007), 11’12”
Antonio Salviani • web.trip.cam (2007), 8’20’’
Inkyung Hwang • Pulptime (2007), 4’32’’
 
NUOVA ACCADEMIA DI BELLE ARTI, NABA –MILANO
Riccardo Bernasconi • La città invisibile The invisibile city (2006), 9’22’’
Erik Lous Tvedt • Trilogy of the city: Envirormental Samples (2006), 3’04’’
Simona Duci, Roberto Bertelè • Insane (2005), 2’23’’
 
 
INTERNI DESERTI, ESTERNI AMMOBILIATI
 
"Antropologie dello spazio urbano nei video di giovani autori delle accademie milanesi
“I parigini fanno della strada un intérieur” scriveva Walter Benjamin nella sua ultima, grande opera incompiuta su Parigi capitale del XIX secolo.
Nella sua rivisitazione del flâneur descritto da Poe, Baudelaire e altri autori, il filosofo tedesco poteva cogliere già negli anni Trenta del XX secolo i primi germi della trasformazione dei rapporti fra spazio urbano e comportamenti sociali che avrebbe portato i situazionisti a teorizzare pochi decenni dopo la “psicogeografia”, e Ballard a tracciare gli ambigui legami fra geografie urbane, tecnologie e stati d’animo.
E oggi? Del flâneur che cosa rimane oggi, nella città cablata e innervata dalle reti wireless, nella città definita da Manuel Castells come intersezione fra “spazi dei luoghi” e “spazi dei flussi”?
Ce lo raccontano, con una pluralità di sguardi e di costruzioni narrative o antinarrative, alcuni giovani autori che studiano nei dipartimenti di arte tecnologica e media di due accademie milanesi, la storica Accademia di Brera e la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA).
Le immagini di questi video ci mostrano una radicale dislocazione del soggetto umano nello spazio urbano e geografico. L’antropizzazione degli spazi, qui, è un dato già acquisito, sicché può fare del tutto a meno della presenza dell’uomo, semmai contemplato di lontano come una presenza misteriosa e percettivamente problematica (come nel video di Stefania Rossi), o registrato solo nei suoi effetti di astrazione grafica (come nella deliziosa e straziante operina di Simona Duci e Roberto Bertelè). “Le strade,” è sempre Benjamin che parla nel 1934-35, “sono le abitazioni del collettivo,” questo “essere sempre inquieto, sempre in movimento, che tra le mura dei palazzi vive, sperimenta, conosce e inventa tanto quanto gli individui al riparo delle quattro pareti di casa loro.”
Il collettivo di Benjamin, nel primo decennio del XXI secolo, si è inabissato e pare irriconoscibile, forse perduto per sempre.
Le immagini che vi presentiamo ce ne offrono le tracce e le ambigue presenze negli interstizi dei nuovi spazi urbani, fra le onde e i fasci di cavi delle telecomunicazioni, nell’atto di lasciare gli obsoleti spazi fisici per inabissarsi forse in Second Life, forse in qualche esoterica chat.
Ma sempre sul punto di riemergere, sempre sul punto di connotare lo spazio abitato con nuove inquietudini e vecchie emozioni."
Antonio Caronia
 
 

 

 

 

 

 
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