"È dolceamaro, il gusto di Il mio migliore amico (Mon meilleur ami, Francia, 2006, 94?). Dopo Confidenze troppo intime (2004), commedia raffinata sulle strategie tortuose del desiderio, Patrice Leconte e il cosceneggiatore Jérôme Tonnerre raccontano una storia d'amicizia che ha la struttura di un apologo, e anzi proprio di una fiaba. Del primo, il film ha l'evidente tono didascalico. Della seconda ha la dolcezza, appunto, ma anche l'improbabilità.
Tratto da un soggetto di Olivier Dazat, Il mio migliore amico comincia dalla fine, o almeno da una fine possibile. [...]"
di Roberto Escobar,
Il Sole-24 Ore 17 dicembre 2006